Il Parlamento danese non vota la “Legge Iceberg” e il cane italiano resta in prigione. Riparte la mobilitazione internazionale. Iceberg è un ostaggio

“Incomprensibile e ingiusto l’atteggiamento del Parlamento della Danimarca sul caso del cane Iceberg. Oggi, dopo molti mesi dall’inizio del caso del cane italiano detenuto perché appartenente a una razza considerata pericolosa, i parlamentari di Copenaghen non hanno votato il provvedimento libera-Iceberg proposto dal ministro competente; provvedimento che avrebbe consentito, con una piccolissima modifica della legge esistente, la liberazione del cane Iceberg e il suo ritorno immediato in Italia.” Lo ha dichiarato Carla Rocchi, presidente nazionale di Enpa, commentando l’esito del primo trattamento, avvenuto oggi, del testo di modifiche della legge danese sulle razze cosiddette “pericolose”.

Da mesi il cane italiano Iceberg, di proprietà dello chef italiano Giuseppe Perna, è detenuto e sotto sequestro in un canile di Copenaghen. Giuseppe non può nemmeno vedere Iceberg. Una mobilitazione internazionale senza precedenti aveva, prima dell’estate, salvato il cane dalla soppressione. “Oggi tutti noi – aggiunge Rocchi – aspettavamo dopo mesi una buona notizia, un atto di buonsenso, di distensione e di giustizia. Non è arrivata.”

Il Parlamento danese ha fatto oggi il “primo trattamento” del breve testo legislativo, ma non ravvisando motivi di urgenza ha applicato le regole dell’iter ordinario. Significa che le modifiche dovranno essere portate in aula e votate per tre volte nei prossimi trenta giorni e se tutto dovesse andare come auspicato, Iceberg verrebbe rilasciato non prima di Natale.

Eppure il caso è semplice e la soluzione è immediata e di buonsenso: Giuseppe Perna non lavora più a Copenaghen, nel frattempo è finanche diventato papà e assistito da Enpa – e con la garanzia di Enpa – porterebbe Iceberg in Italia un istante dopo la sua liberazione, “togliendo dalle strade di Copenaghen questo buonissimo cane di cui i danesi sembra abbiano una paura inspiegabile e infondata”, aggiunge Rocchi. “Non sono bastati gli appelli, non sono serviti gli inviti cortesi e rispettosi di decine di artisti, prima fra tutte Noemi; non è bastata nemmeno la rassicurazione del ministro danese Esben Lunde Larsen, il quale ha mantenuto le promesse presentando una modifica legislativa. Nulla di tutto ciò è servito: per i parlamentari danesi sembra non sia urgente approvare una modifica semplice che non va a variare l’impianto di una legge esistente, ma consente solo di liberare un cane ingiustamente detenuto da mesi”, conclude Rocchi.

Non possiamo far altro che ripartire con una azione internazionale di forte pressione, questa volta sul Parlamento danese, potendo certamente contare sull’appoggio e sulla sensibilità di migliaia e migliaia di persone che non ammettono il concetto di pericolosità della razza e che chiedono solo di far tornare Iceberg in Italia.

Iceberg resta ostaggio.

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