Animali. Uccisioni di cani e lupi, più di 420 mila cittadini chiedono al Ministro Galletti di stralciare le parti contestate del Piano Lupo. No allo sterminio legale

Più di 420mila i cittadini hanno aderito all'appello lanciato da Enpa attraverso la propria pagina Facebook per chiedere al Ministro dell'Ambiente di stralciare quella parte contenuta nell'ultima bozza del Piano di "Gestione del Lupo", dove, contrariamente alle dichiarazioni rassicuranti del Ministro, si fa riferimento alla possibilità di autorizzare massacri di lupi, di cani vaganti e randagi in aree rurali, compresi i meticci cani-lupo. Quest' ultima strada verrebbe percorsa attraverso una proposta di modifica della legge 281/91 per la prevenzione del randagismo, che, come riconosciuto nello stesso documento ministeriale, è stata continuamente inapplicata. «Quindi – spiega Andrea Brutti dell'Ufficio Fauna Selvatica di Enpa – invece di fare l'unica cosa sensata, vale a dire dare piena attuazione alla nostra normativa, si suggerisce una possibile apertura a soluzioni che contemplano l'abbattimento di animali, stimolata anche da rappresentanti istituzionali che evidentemente vogliono coprire anni di inadempienze. Cosa che, insieme alla stragrande maggioranza degli italiani, non siamo in alcun modo disposti ad accettare».

E' proprio di questi giorni un servizio televisivo in cui è stata data voce a un cacciatore di frodo, il quale si è vantato pubblicamente di aver costruito trappole per strappare le labbra dei lupi, lasciandoli poi morire di stenti e sofferenze. Su questo, l'ufficio legale di Enpa si è già attivato. Immaginiamo dunque quali risvolti potrebbe avere su attività criminali del genere un alleggerimento del quadro normativo attraverso l'uccisione autorizzata di lupi e cani.

«Invece di cedere alle pulsioni di allevatori senza scrupoli, che di fatto lasciano pascolare ovunque i loro capi, anche nelle zone interdette, reclamando così una sorta di "immunità di pascolo"; invece – prosegue Brutti – di dare seguito alle richieste di allevatori che spesso si rifiutano di applicare le più elementari misure di buon senso per garantire l'incolumità dei loro animali (cani da guardiania, ricoveri notturni, recinzione elettriche e sorveglianza), si parta da azioni di buonsenso e da elementi positivi che pure sono presenti nel Piano».

Si riparta cioè dalla necessità di applicare i metodi ecologici anche promuovendo meccanismi che premino l'allevatore diligente e responsabile, dalle verifiche sull'applicazione della legge 281 e dalle relative sanzioni e, soprattutto, da stringenti controlli sul territorio per contrastare le uccisioni illegali che avvengono in particolare con trappole ed esche avvelenate. Un'esigenza – quella dei controlli – sempre più pressante anche alla luce dell'indebolimento del sistema di vigilanza territoriale, che nei fatti è stato smantellato con la smobilitazione del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Provinciale. «Non è più tempo di favole: la realtà- conclude Brutti – ci dice che sono i lupi a rimetterci nel contatto con l'uomo e non viceversa».

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